PROLOGO

 

 

Contea di San Bernardino, California Meridionale, vicino al confine con il Nevada.

 

Sul ciglio di una strada un giovane afroamericano stava facendo l’autostop.

Finalmente un’auto si fermò. Alla guida c’era una giovane donna dai capelli neri.

<Di solito non raccolgo autostoppisti…> disse <… ma tu hai l’aria del bravo ragazzo. Spero di non sbagliarmi.>

<Non si preoccupi, Miss. Sono davvero innocuo. >

<Davvero? Hai un’aria familiare, non ci siamo già incontrati, per caso?>

<Uh, non credo. Mi ricorderei di una come lei… voglio dire…>

La donna scoppiò a ridere e replicò:

<Tranquillo, non mi sono offesa. Posso chiederti dove stai andando?>

<A Los Angeles.> rispose il ragazzo.

<Che coincidenza! Io sto andando proprio lì. Sto tornando a casa dopo aver fatto un servizio a Las Vegas per un’emittente televisiva. Sono una giornalista. E tu?>

<Disoccupato attualmente.>

-<Non ci siamo presentati. Mi chiamo Tracy Warner e tu, invece? Qual è il tuo nome?>

Il ragazzo sospirò, esitò qualche istante poi rispose:

<Wilson, Jim Wilson.>[1]

MARVELIT

PRESENTA

 

di

Carmelo Mobilia e Carlo Monni  

 

RED HULK REDEMPTION

 

# 46

 

 

Quartier Generale dei Vendicatori, Penisola di Palos Verde, Contea di Los Angeles.

 

 

Fare la cuoca per i più potenti eroi della Terra non era affatto un mestiere facile.

Era senz’altro un grande onore e un privilegio, ma dovevi anche abituarti ai loro orari folli e soprattutto ai cambi di formazione e ai nuovi membri: il menù doveva essere costantemente aggiornato in base alla dieta e ai gusti personali di ogni singolo membro della squadra.

Ogni Vendicatore infatti aveva le proprie abitudini alimentari, intolleranze o allergie, e riuscire a stare dietro a tutti quei rapidi cambiamenti era di certo impegnativo.

Emma Heyges però non lo faceva sembrare tale: amava il proprio mestiere e stare dietro ai fornelli le piaceva.

Cucinare per quei valorosi eroi la rendeva fiera. In quei giorni alla base alloggiavano pochi membri: c’era il dottor Pym, a cui a volte bisognava ricordare di mangiare, quando era preso dai suoi esperimenti.

C’era Nova, che aveva il sano appetito dei giovani che non devono preoccuparsi della linea, e c’era quella nuova recluta, Namorita, la cugina del celebre Sub Mariner.

La ragazza sembrava a tutti gli effetti umana, a parte le orecchie a punta ed il fatto di poter respirare sott’acqua. Emma si domandava se avesse gradito i suoi pancake.

<Buongiorno Emma.> la saluto Hank Pym.

<Buongiorno signore.> ricambiò la cuoca, posando il vassoio sul tavolo.

Nova si fiondò sui pancake.

<Mmmm... muoio di fame.> disse.

<Non aspettiamo Sole Ardente?> chiese Namorita.

<Uhm no. Lui non abita qui.> le rispose Nova.

<Come?>

<Purtroppo Sole Ardente ha deciso di non alloggiare qui. Alloggia al consolato giapponese. Quando non c’è una missione, dice, non è tenuto a stare con noi.> disse Hank Pym <Ancora non ha digerito il fatto che il suo governo gli abbia imposto di unirsi a noi.>

<Beh, peggio per lui, non sa cosa si perde: Emma ci preparare sempre cose deliziose.>

<La ringrazio, padron Nova, mi fa piacere sentir... AEEEEEEEEEEEEEEH!> la donna lanciò un grido di spavento e face cadere a terra le tazze con il caffè.

L’apparire dal muro della Visione l’aveva terrorizzata.

<Le mie scuse Emma.> disse il sintezoide <Non era mia intenzione spaventarti. A New York, Jarvis si è abituato alle mie entrate e dimenticavo il disagio che possono creare.>

<N-Non c’è problema, padron Visione. Immagino che dovrò di nuovo farci l’abitudine.>

<Se sono comparso così all’improvviso è perché devo mostrarti qualcosa, Hank. È accaduto un evento che potrebbe essere di nostro interesse.> aggiunge ancora Visione.

<A che ti riferisci?> chiese Calabrone.

Visione attraversò la stanza e accese la TV, sintonizzandola sul TG.

Sullo schermo apparve una giovane donna all’interno di uno studio televisivo.

Hank la conosceva: era Gayle Rogers, una reporter che in passato aveva collaborato con Occhio di Falco.[2]

<< ... questa notte, nella Contea di San Bernardino, è stato registrato un insolito picco di energia elettromagnetica con epicentro in un noto centro commerciale. L’impulso elettromagnetico era n tutto e per tutto simile a, quelli generati da un’esplosione nucleare, ma gli esperti lo escludono data la mancanza di danni e di radiazioni e la fonte dell’impulso non è ancora stata identificata L’osservatorio del Centro Sismologico della California Meridionale ha anche rilevato nella stessa zona una scossa di terremoto di lieve entità del tipo frequente e purtroppo abituale nella zona che non ha lasciato conseguenze. Gli esperti hanno quindi dichiarato che la zona è sicura, ma ancora non si spiegano cosa può aver sprigionato una tale esplosione di energia. Le autorità hanno negato che alcun test di tipo militare sia stato svolto nelle vicinanze.>>

<Davvero insolito.> esclamò Hank, lisciandosi il mento e fissando la TV.

<Vuoi che raduni gli altri?> domandò Nova.

<Non ancora> rispose Pym < Di certo è un fatto anomalo, ma non possiamo sapere se si tratti di una minaccia.>

<Giusta osservazione.> disse Visione <Ma credo che sia il caso di indagare.>

<Lo credo anch’io, si. Andrò ad fare qualche domanda.> disse ancora Hank.

La sua curiosità di scienziato si era messa in moto.

 

 

Contea di San Bernardino, California, la notte precedente.

 

Non era certo la prima volta negli ultimi tempi che gli capitava di risvegliarsi da qualche parte senza sapere come ci fosse arrivato.

Da quando gli scienziati del Pantheon, su ordine di Paride, gli avevano somministrato un farmaco sperimentale derivato dal sangue di Hulk che lo aveva sì guarito dall’AIDS, ma anche trasformato in una versione rossa e selvaggia di Hulk stesso,[3] gli era capitato piuttosto spesso.

Stavolta, però, non era come le altre, Jim Wilson ne era sicuro.

Tanto per cominciare, era nudo come un verme e questo non era affatto normale: di solito gli rimaneva qualche brandello di pantalone come minimo e poi si trovava all’interno di un centro commerciale che non presentava segni di danni di nessun tipo, decisamente strano se era arrivato lì nella forma del suo alter ego scarlatto.

L’ultima cosa che ricordava con sicurezza era che si trovava nella sua stanza al Quartier Generale del Pantheon quando, senza motivo apparente, era scattata la trasformazione in Hulk Rosso, da lì in avanti tutto diventava confuso.

Ricordava di aver aggredito la Dottoressa Angela Lipscombe. L’aveva forse violentata? Poteva solo sperare di no.

Ricordava altrettanto confusamente uno scontro con la misteriosa She-Hulk Rossa, una sensazione di calore sempre più forte ed una luce abbagliante.[4]

Infine si era ritrovato lì senza sapere come ci era arrivato ma sapeva che se voleva andarsene doveva prima di tutto trovare dei vestiti. La sua antica esperienza di ladro per le strade di Los Angeles gli tornò utile per scassinare la porta di un negozio di abiti sportivi.

Non scattò nessun allarme, come se tutti i congegni elettronici avessero improvvisamente cessato di funzionare.

Il chiarore della luna piena fu più che sufficiente per trovare quello che gli serviva e rivestirsi: jeans, una polo ed un paio di scarpe da ginnastica. Prese anche uno zaino. Odiava dover rubare ma non aveva scelta.

Se e quando avesse trovato un po’ di soldi avrebbe fatto in modo di ripagare quel che aveva preso, si disse per tacitare la propria coscienza. Ripetè l’impresa in un supermarket dove prese un po’ di bottigliette d’acqua e qualcosa da mangiare.

Stava per andarsene quando l’occhio gli cadde sulla prima pagina di un quotidiano. Non furono tanto le notizie a scuoterlo ma la data.

<Non è possibile!> esclamò.

Erano passate due settimane dalla sua ultima trasformazione e non si trovava più nel Nevada ma in California. Cosa Diavolo era successo?

 

 

Centro Sismologico della California Meridionale, Downtown Los Angeles, adesso.

 

Tutti i ricercatori erano in subbuglio. Alcuni erano stati svegliati nel cuore della notte e avevano raggiunto il centro per poter leggere i dati di rilevamento.

Erano fuori scala, assolutamente inspiegabili: un tale rilascio di energia senza una fissione nucleare era praticamente impossibile.

Eppure c’era stata. I loro dati non potevano essere sbagliati.

Gli scienziati si stavano scervellando attorno a quei dati quando udirono una voce dall’alto che richiamò la loro attenzione.

<Se mi è concesso, vorrei dare anch’io un occhiata a quei dati.> sentirono dire.

<Ma... chi parla?> domandò uno di loro.

<Uh, chiedo scusa, mi rendo visibile.>

Nei panni di Calabrone, Hank Pym era entrato dal condotto dell’aria. Usando il potere delle sue particelle, tornò a statura normale.

<Salve. Ho sentito di quanto è stato rilevato questa notte e vorrei dare il mio contributo.>

<Benvenuto, dottor Pym> rispose un uomo <La sua fama di scienziato la precede... anche se credevo che lei fosse un biochimico, non un fisico.>

<In realtà ho diverse specializzazioni, sebbene la biochimica sia il mio primo amore> rispose Hank <Inoltre, da quando ho conosciuto Hulk ho approfondito le mie conoscenze di fisica nucleare. Può essere molto utile quando si ha a che fare con lui, mi creda.>

Non ci volle molto perché al celebre scienziato e avventuriero venissero o mostrati i grafici.

Esaminandoli Hank constatò come quell’impulso elettromagnetico di grande potenza si fosse apparentemente manifestato dal nulla.

Ma fece anche un'altra clamorosa scoperta.

<Il mistero si fa sempre più grande...> si lasciò sfuggire.

<Cosa intende dire?> domandò uno dei fisici presenti.

<I dati rilevati segnano effettivamente valori incredibili. Ma io ho già visto qualcosa di simile.>

<E dove?> chiese un altro scienziato, preso dalla curiosità.

<Questi valori... sono molto simili a quelli rilevati nei siti dove c’è stata un’esplosione Gamma e mi chiedo come sia possibile.> rivelò Hank, con un’espressione che non lasciava intendere nulla di buono.

 

 

Interstatale 15, California, la stessa sera.

 

Il viaggio si era svolto perlopiù in silenzio. Jim Wilson non aveva molta voglia di parlare. In realtà avrebbe voluto fare alla donna che l’aveva raccolto un sacco di domande, ma temeva di suscitare la sua curiosità e non era il caso, visto che era una giornalista.

Lei, da parte sua, non cercò di forzare la conversazione anche se ogni tanto Jim si sentiva addosso i suoi occhi.

Circa un paio d’ore dopo l’auto prese l’uscita per Pasadena.

<Credevo andassimo a Los Angeles!> esclamò Jim.

<In realtà io abito a Claremont.> rispose Tracy Warner <Ci arriveremo in venti minuti. Posso lasciarti lì.>

<Uhm, va bene. In fondo un posto vale l’altro.>

Poco più tardi arrivarono nella cittadina di Claremont e Tracy parcheggiò davanti ad una palazzina.

<Io sono arrivata.> annunciò.

<Grazie per il passaggio.> replicò Jim,

<Hai un posto dove stare stanotte?>

<Mi arrangerò in qualche modo.>

<E a quattrini come stai?>

Un imbarazzato silenzio fu più eloquente di qualunque risposta.

<Bene, per stanotte posso ospitarti io poi vedremo. Adesso pensiamo alla cena. Conosco un buon ristorante qui vicino.>

<Lei è molto gentile, Miss Warner, ma io… non posso permetterlo.>

<Non ho chiesto il tuo permesso, infatti… e chiamami Tracy.>

Pochi minuti più tardi erano in un ristorante messicano.

Fu Tracy ad ordinare e disse al proprietario di mettere tutto sul suo conto.

Jim non aveva un centesimo e la cosa feriva il suo orgoglio ma aveva dovuto inghiottirlo ed adattarsi.

<Ti ringrazio, non avresti dovuto.> le disse

<Sciocchezze.> replicò lei <Ho sempre avuto l’istinto della buona samaritana.>

<Allora. Sono stato fortunato ad incontrarti… a proposito: posso chiederti perché stavi tornando da Las Vegas a Los Angeles in auto invece che in aereo come sarebbe stato più comodo?>

<Sono solo 3 ore e mezzo di viaggio e a me piace guidare.> fu la risposta.

Jim dovette accontentarsi ed in fondo non gli importava. Ognuno aveva diritto ai suoi segreti.

Tracy Warner lo fissava con sguardo indagatore.

Non era solo lo sguardo di una donna che stava valutando un giovane maschio, c’era di più.

Alla fine disse:

<Ora ricordo: Jim Wilson era un ragazzo che è stato coinvolto in parecchie avventure di Hulk. L’ultima volta che ne ho sentito parlare, però era morto di AIDS.>

<James Wilson è un nome piuttosto comune.> replicò lui <Scommetto che ce ne sono diverse decine tra gli afroamericani. Io, comunque, sono vivo.>

<E piuttosto in salute, direi.> ribatté la donna.

Tracy Warner era una giornalista televisiva che si era fatta le ossa con un’inchiesta su Machine Man anni addietro ed il suo istinto le diceva che il ragazzo davanti a lei non solo stava mentendo ma era anche quasi certamente in fuga da qualcuno o qualcosa.

Sentiva che c’era una storia interessante dietro che poteva valer la pena approfondire.

D’altra parte, scoprire se lui fosse davvero quel Jim Wilson non sarebbe stato difficile.

Scoprire come mai fosse ancora vivo ed in apparente buona salute sarebbe stato più complicato ma non impossibile. La vera difficoltà sarebbe stata convincere il suo capo che ne valeva la pena ma con quello che era successo di recente a Los Angeles per colpa di un gruppo di mutati dai raggi gamma, Tracy era abbastanza sicura di poterci riuscire.

 

 

Da qualche parte nel Sud Ovest degli Stati Uniti

 

Un uomo dall’aspetto deforme stava esaminando anche lui il grafico della misteriosa emanazione elettromagnetica.

Il suo vero nome era Philip Sterns, fisico nucleare e, fratello di Samuel Sterns, meglio noto come il Capo, il famigerato nemico di Hulk.

Da quando si era sottoposto anche lui ad un trattamento a raggi gamma che lo aveva mutato in ciò che era adesso, però preferiva farsi chiamare il Matto e vedendolo in azione si aveva la netta impressione che fosse un nomignolo ben meritato.

In quel momento, sorrideva soddisfatto.

Come aveva previsto, l’Hulk Rosso aveva concluso il suo piccolo viaggio spaziotemporale riapparendo in California. Sempre secondo i suoi calcoli, doveva essere tornato in forma umana ed almeno temporaneamente incapace di trasformarsi, molto conveniente per i suoi piani.

Il Matto smanettò per un po’ su una consolle e finalmente la sua pazienza venne premiata: la telecamera di un semaforo alle porte di Claremont a cui si era collegato riportava l’immagine di una giovane donna bruna alla guida di una Corvette, mentre sul sedile del passeggero al suo fianco c’era Jim Wilson.

<Bingo!> esclamò soddisfatto.

Alle sue spalle, da una vasca piena di un liquido verde, emerse un massiccio afroamericano, calvo ed alto un paio di metri.

Senza nemmeno voltarsi il Matto gli si rivolse:

<Giusto in tempo, Agente Pratt. Ho un lavoro per te.>

 

 

Consolato Giapponese di L.A.

 

Erano passati ormai mesi da quando Sole Ardente aveva lasciato il natio Giappone per unirsi a Vendicatori. Aveva combattuto al loro fianco e salvato il mondo insieme a loro, ma non era quello il suo posto.

Perché il campione del Sol Levante avrebbe dovuto stare in California? Il suo governo gli aveva chiesto di unirsi a loro per tenerli d’occhio e rivelare ogni attività sospetta.

Un’azione già di per sé poco onorevole, ma diventata anche inutile da quando Shiro Yoshida aveva constatato come i Vendicatori potessero essere indisciplinati o a suo dire “dei bifolchi”, ma erano sinceri nel lori intenti, e nelle loro azioni non vi era alcuna ambiguità o dei pericoli per la sua patria. Erano dei guerrieri valorosi e onorevoli, per quanto lui non gradisse la loro compagnia.

No, aveva deciso: la sua permanenza in America era finita.

Non c’era più nulla lì, per lui.

Sole Ardente sarebbe tornato a Tokyo.

Lo avrebbe comunicato quel giorno stesso al suo supervisore.

Qualcuno bussò alla sua porta.

<È senz’altro lui.> osservò Shiro <Bene, adesso mi sentirà.>

Andò ad aprire la porta, con una smorfia sul volto, ma restò senza parole quando vide una giovane donna davanti a sé.

<Konichiwa, Yoshida-san> disse la ragazza, facendo il consueto inchino <Posso entrare?> [5]

<Sì. Sì certamente... mi scusi ma... aspettavo una persona.>

<Sì,. Kabuto-san. [6] Ma purtroppo Kabuto-san è dovuto rientrare in patria per motivi personali. Da oggi gli subentrerò io. Mi chiamo Saeko Nakamura.>

La ragazza era molto elegante, in abiti formali, i capelli ben pettinati e un look “acqua e sapone” che però non riuscivano a nascondere una bellezza naturale che non passava inosservata.

<Molto piacere.> borbottò Shiro.

<Ero venuta a fare la sua conoscenza, Yoshida-san. Finchè si troverà qui in America lavoreremo fianco a fianco. Di qualsiasi cosa lei abbia bisogno, non ha che da chiedere. E riferirà a me tutto quello che terrò opportuno far sapere al nostro governo.> gli rivelò < Non le dico che è un vero piacere poter lavorare con il celebre “Samurai Atomico” del Giappone. Spero si troverà bene con me.> aggiunse ancora, sorridendogli.

<Si ... lo spero anche io.> disse ancora Shiro.

Improvvisamente, Sole Ardente non aveva più così tanta fretta di tornare in patria.

 

 

Los Angeles.

 

Ci sono ancora zone di Los Angeles in cui non è sicuro camminare per le strade dopo il tramonto. Il quartiere di South Los Angeles è uno di questi, almeno in certe sue parti.

La donna che passeggiava per la strada pareva non essere turbata dalla cosa.

Era minuta, capelli castani, indossava un tailleur elegante e delle scarpe basse.

Faceva di tutto per non attirare l’attenzione, ma spesso per una donna questo non era possibile.

Specie quando si passava davanti a un gruppo di ragazzi.

<Ehi signorina così fai di sera tutta sola?> esordì uno.

<Cerchi un passaggio, bella? Non vuoi che ti accompagnamo a casa?> disse un altro.

Un paio di altri fischiarono e fecero apprezzamenti cafoni.

<Fottetevi.> rispose la ragazza.

<Ehi, lo sai che non è per niente simpatico quello che hai detto?> rispose uno dei balordi.

<Perché, fare dei versi schifosi quando passa una ragazza per te è una cosa carina da fare?> ribadì lei.

<Oh ma lo sai che ha una lingua tagliente? Forse è il caso che tu te l’addolcisca un po’...>

<Con te? Piuttosto mangio la merda.> rispose di nuovo lei, risoluta.

<Oooooh senti che t’ha detto! Ehi, ma tu ti fai rispondere in quel modo da una donna?> lo provocò una dei ragazzi.

Il tipo non potè lasciare cadere la cosa, e tagliò la strada alla ragazza.

<Ma con chi cazzo credi di parlare, eh, troia?>

<Uh, non saprei: un fallito che non ha di meglio da fare che bullizzare le ragazze?>

<Forse è il caso che ti dia una lezione, stronzetta.> disse lui, stingendole il polso.

La cosa non si rivelò una buona idea: l’esile braccio della ragazza divenne sempre più grosso, la tizia divenne sempre più alta, gli abiti le si stracciarono e la pelle e i capelli divennero verdi.

<Ah sì? E a che tipo di lezione pensavi?> di colpo, al posto della piccola e fragile Jennifer Walters c’era la giunonica She-Hulk.

La Gigantessa di Giada sollevò il tipo per il bavero, come se fosse senza peso.

<E se invece te la dessi io, una lezione? Tipo di volo, per esempio.> lo lanciò come una palla da baseball contro il resto del branco.

<E voi altri non preoccupatevi: intendo dare ripetizioni pure a voi.>

In breve, quel branco di balordi ebbe quello che si meritava.

<Pulciosi smidollati. Mi dovete un abito.> disse loro, una volta che ebbe finito di malmenarli.

Da quando suo padre era morto, Jennifer di tanto in tanto andava in giro per i bassifondi per sistemare le gang. Riteneva fosse il modo migliore per onorare la memoria del defunto genitore.

<Mi manchi tanto, papà.> pensò, alzando gli occhi al cielo.

 

 

Claremont, Contea di Los Angeles, la stessa notte.

 

Sentiva il dolore, la rabbia di tanti anni montare verso di lui chiedendo di uscire,

Un velo rosso calò sui suoi occhi ottenebrando anche la sua mente finché non rimase che un desiderio puro di prendere tutto ciò che voleva e distruggere chiunque o qualunque cosa si fosse messa sulla sua strada.

<No! No!> urlò agitandosi tra le lenzuola.

Si sentì scuotere ed una voce di donna lo chiamò:

<Jim, Jim, svegliati!>

Aprì gli occhi, madido di sudore e si ritrovò su un letto. Vide, seduta sul bordo, Tracy Warner in camicia da notte.

Lentamente Jim Wilson cominciò a ricordare: dopo aver cenato, lui e Tracy erano andati nell’appartamento di lei e la giovane donna gli aveva mostrato la camera degli ospiti dove avrebbe dormito. Dopo essersi spogliato si era messo a letto e si era addormentato quasi subito.

Era stato un sonno agitato da visioni dell’Hulk Rosso, della sua furia incontrollabile, priva di freni inibitori.

<Ti ho sentito urlare, mi sono spaventata e sono corsa qui.> spiegò la donna.

Jim sentiva il suo cuore battere furiosamente, il respiro era affannoso, i pensieri confusi. Tutti sintomi di una trasformazione imminente.

<Vattene!> gridò o forse pensò solamente di averlo fatto perché Tracy non si mosse.

Ma la trasformazione non arrivò ed il battito ed il respiro tornarono lentamente a calmarsi anche se non del tutto.

Qualunque cosa gli fosse successa 14 giorni prima, aveva forse cancellato l’Hulk Rosso? No: era ancora lì, dentro di lui, lo sentiva scalpitare anche se non era ancora in grado di manifestarsi fisicamente.

<Che ti succede Jim?> gli chiese Tracy sconcertata e preoccupata dal suo comportamento.

Lui le afferrò un braccio, l’attirò verso di sé e la baciò.

<Ehi, che irruenza!> esclamò lei <Non dico che non mi possa piacere ma…>

Jim continuò a baciarla. C’era qualcosa di animalesco, di selvaggio, di primordiale nel suo comportamento ed in qualche modo Tracy sentiva che non voleva veramente farle del male.

Improvvisamente la lasciò andare e si mise le mani sulla faccia.

<Mio Dio!> gridò <Cosa sto facendo?>

Senza nemmeno osare guardarla le disse:

<Vattene o potrei davvero farti del male!>

<Non credo che me ne faresti.> replicò lei stringendogli una mano <Che ne diresti, invece, di raccontarmi cosa ti tormenta? Credo che ti farà bene.>

 

 

Palazzo Federale, 11000 Wilshire, Contea di Los Angeles, ore 8 del mattino.

 

Jack Daniels uscì dall’ascensore e si avviò con passo fermo e cadenzato verso gli uffici del F.B.S.A. che occupavano quasi tutto il piano e come sempre si guardò intorno con aria severa. I lavori di ristrutturazione del palazzo procedevano bene ma erano ben lontani dall’essere terminati.

Due settimane prima un gruppo di esseri potenziati dai raggi gamma aveva devastato la zona nord di Los Angeles e solo le forze combinate di una squadra del F.B.S.A., dello S.H.I.E.L.D. e degli alieni chiamati Fratelli di Guerra erano riuscite a contenerne la furia con l’aiuto dell’Incredibile Hulk.

Il giorno dopo in un tentativo di evasione, purtroppo riuscito, quegli stessi gamma-irradiati si erano scatenati all’interno del palazzo ed avrebbero fatto probabilmente danni anche più gravi se non fossero stati teletrasportati altrove.[7]

Il tutto era accaduto mentre lui, nei panni di U.S.Agent, era assieme ai Vendicatori nella stazione spaziale Starcore 3 a combattere i redivivi alieni chiamati Spettri Neri.[8]

Una maledetta iella. Se ci fosse stato lui, le cose sarebbero state ben diverse.

Entrò nell’ufficio e per un attimo rimase sconcertato: in piedi che parlava con la sua collega Tina De Mara c’era una ragazza dai lunghi capelli neri, la pelle leggermente olivastra, alta dalle lunghe gambe che indossava una maglietta aderente che le lasciava scoperto l’addome, un paio di shorts e stivali alti sino al ginocchio.

Se non fosse stato per la fondina con la pistola e soprattutto per il distintivo dorato entrambi appesi alla cintura, John l’avrebbe presa per una prostituta e non per un agente federale.

<Ciao, Jack.> lo salutò cordialmente Tina <Conosci l’Agente Speciale Sandra Verdugo? Sandra, lui è uno dei nostri migliori agenti: Jack Daniels.>

<Come il bourbon?> osservò lei, sorridendo e tendendogli la mano.

<Battuta scontata.> fece notare lui, mentre gliela strinse.

Tina aggiunse:

<Sandra è uno dei membri della Squadra Anti Hulk.>

<Noi la chiamiamo Squadra Gamma.> precisò Sandra.

 <Ho sentito parlare di voi: vi siete quasi fatti ammazzare da un branco di emuli di Hulk poi è intervenuto Hulk a salvarvi il sedere.> ribattè Jack.

<C’è chi pensa che sia un bene che il mio sedere sia salvo, lei che ne dice, agente Daniels?>

<Che mi chiedo cosa ci faccia lei qui, Agente Verdugo, non mi risultano attività di Hulk o altri gamma-irradiati.>

<Visto che l’area di maggiore attività dei gamma-irradiati è il Sud-Ovest, la nostra squadra di intervento rapido sarebbe stata più efficiente se avesse avuto sede in zona.>

<Si stabiliranno nella sede distaccata di Lancaster.> spiegò ancora Tina <La loro Leader sta appunto parlandone con il Vice Direttore Esposito.>

Aveva appena finito di dirlo che la porta dell’ufficio di Esposito si aprì e ne uscì a passo di marcia una donna che indossava un tailleur gessato scuro, portava grandi occhiali da vista ed aveva capelli neri con meches rosse. Sua madre non avrebbe approvato, pensò John.

La donna si fermò, gettò un rapido sguardo a John arricciando le labbra e poi si rivolse all’Agente Verdugo con un laconico:

<Andiamo!>

Sandra fece un largo sorriso poi la seguì ancheggiando visibilmente. John scosse la testa con evidente disapprovazione.

Tina cominciò a dire:

<Quella era…>

<L’Agente Speciale Supervisore Victoria Hand. Ci siamo incrociati qualche volta quando ero di stanza al Quartier Generale a Washington. È un tipo… particolare.>

<Spero che tu non voglia riferirti al fatto che è…>

<Lesbica? Non potrebbe importarmene di meno. Mi riferivo al fatto che ha un brutto carattere e non è facile andarci d’accordo ma finché se ne sta al suo posto e non rompe le scatole qui, non me ne importa.>

Tina sollevò le sopracciglia e trattenne una risata.

 

 

Downtown, Los Angeles.

 

Uscirono dall’ascensore e Jim Wilson disse ancora una volta:

<Non sono affatto sicuro che sia una buona idea. Le mie precedenti esperienze con gli psichiatri non sono state proprio molto esaltanti.>

<Da quello che mi hai raccontato stanotte, direi che ti serve aiuto e credo proprio che Peter Spaulding sia la persona adatta a fornirtelo.> replicò Tracy Warner.

<Se lo dici tu.> borbottò Jim poco convinto.

Spaulding li stava aspettando. Era alto, biondo, ben vestito e dall’aria cordiale.

<Sono felice di incontrarti di persona, Jim.> lo salutò stringendogli vigorosamente la mano <Ovviamente avevo sentito parlare di te.>

<Davvero?> replicò, perplesso Jim.

<Sei uno degli amici storici di Hulk dopotutto ed ho preso qualche informazione dopo che l’ho incontrato anni fa. Tracy dovrebbe ricordarselo, c’era anche lei.>[9]

<Voi avete incontrato Hulk?> esclamò Jim, sconcertato.

<Già, un incontro breve ma intenso, direi.> commentò Tracy <Per questo il tuo nome mi sembrava familiare, Jim. Anch’io avevo fatto qualche ricerca a suo tempo, ovviamente.>

<Credevo che fossi morto, però.> disse ancora Spaulding.

<Ed è proprio questo il nocciolo della questione.> replicò Jim.

<Scusatemi ma adesso devo proprio andare al lavoro.> disse ancora Tracy <Vi lascio soli. Ci vediamo più tardi, Jim.>

<Ok.> borbottò Jim.

Appena fu uscita Spaulding disse:

<È una bella donna, non c’è nulla di male ad avere certi pensieri… finché restano tali.>

<Cosa? Lei come…?>

<Linguaggio del corpo. Non la guardavi quasi mai, era chiaro che ti sentivi a disagio e forse ti vergognavi. Era per qualcosa che avevi fatto o temevi di fare.>

<Complimenti per l’analisi, Dottore. Ok, forse mi può essere utile, che ci perdo a provare? La avverto, però che altri due suoi colleghi non hanno avuto molto successo.>

<E chi sarebbero?>

<Leonard Samson e Angela Lipscombe.>

<Li conosco di fama. Sono in gamba. Perché non sei tornato da loro?>

<Ho i miei motivi.>

<Capisco. Vogliamo cominciare?>

<Devo sdraiarmi sul lettino?>

<Puoi anche rimanere in piedi, se vuoi. L’importante è che tu ti senta a tuo agio.>

<Non so se sarò mai più capace di sentirmi a mio agio in qualunque posto.>

Jim cominciò a raccontare a Spaulding la sua storia e gli parlò di tutto quello che gli era accaduto da allora in poi sino al fatale scontro con la She-Hulk Rossa, scontro che apparentemente gli aveva fatto fare un salto spaziotemporale di due settimane.

Spaulding ascoltò con attenzione ed alla fine chiese:

<E dal tuo… ritorno l’Hulk Rosso non si è più manifestato neanche in situazioni di stress?>

<Ma io so che c’è ancora Dottore.> replicò Jim con voce cupa <Anche se il mostro sembra dormiente, sento che aspetta solo il momento di scatenarsi di nuovo e nel frattempo influenza il mio comportamento come stava per accadere la notte precedente quando ho quasi violentato Tracy. Era lui a guidarmi, lui segue i suoi… i miei istinti primordiali e li scatena dal mio subconscio.>

<Ma ti sei fermato in tempo, hai dominato i tuoi istinti.>

<E se la prossima volta non ci riuscissi? Questo mi fa paura. Tanta paura, mi creda.>

 

 

Century City, Los Angeles, sede della WWN.

 

La WWN, acronimo di World Wide News, era una rete televisiva nazionale del gruppo Howard Media specializzata in notizie ed approfondimenti 24 ore su 24 e si era imposta rapidamente sul mercato. A dirigerla era di recente arrivato da New York Paul Burton, già a capo del settore News della CBNC. Era un uomo distinto dai capelli e baffi bianchi che lo facevano sembrare più vecchio di quanto realmente fosse ma gli davano anche una sorta di tocco aristocratico.

Tracy Warner era a colloquio con lui in quel momento.

<Mi è davvero piaciuto il tuo ultimo servizio, Tracy, sapevo che era una buona idea mandare te.> stava dicendo Burton <E sa il cielo che un buon servizio ci serviva.>

<Problemi con gli ascolti?> chiese Tracy.

<Secondo gli ultimi rilevamenti, sono in calo. Nulla di serio in realtà, ma certo un bello scoop. Ci farebbe comodo.>

Sarebbe stato il momento adatto per parlare di Jim Wilson e dell’Hulk Rosso, pensò Tracy. Era proprio il tipo di scoop che sarebbe piaciuto a Burton, ma farlo avrebbe voluto dire tradire la fiducia che Jim le aveva concesso e la giornalista si rese conto che non era disposta a farlo.

Ci stava ancora riflettendo alcune ore più tardi, mentre stava uscendo dall’edificio ma fu distratta da una voce maschile che le chiese:

<Mi scusi, lei è Tracy Warner, giusto?>

Lei alzò gli occhi e si trovò di fronte un afroamericano calvo, dal fisico massiccio che vestiva un elegante completo scuro ed aveva gli occhi coperti da occhiali da sole con lenti a specchio.

<Sono io.> rispose Tracy perplessa <E lei chi è?>

<Agente Pratt del F.B.S.A.> replicò lui mostrando un distintivo dorato <Sto cercando Jim Wilson e so che lei sa dov’è.>.

<E come fa lei a saperlo? In ogni caso, mi rifiuto di rispondere senza un mandato di un giudice che mi obblighi a farlo. Ed ora mi scusi, ma devo andare.>

<Mi dispiace, ma non posso permetterglielo.> replicò Pratt sfoderando un paio di manette <Deve venire con me.>

<Questo è un sopruso!> protestò Tracy.

<Spiacente, ma ci sono in ballo necessità di sicurezza nazionale.>

Pratt le afferrò le braccia e gliele torse per ammanettarle dietro la schiena.

Fu proprio in quel momento che Jim Wilson, reduce dalla sua seduta con Peter Spaulding, entrò nell’atrio pronto ad incontrarsi con Tracy con cui aveva appuntamento per pranzo.

La vide maltrattata da Pratt. Dopo un attimo di perplessità lo riconobbe per l’agente del F.B.S.A. corrotto che aveva incontrato in passato.[10]

Fu un attimo: una rabbia incontenibile si impadronì di lui ed un velo rosso calò sui suoi occhi. Un secondo dopo una voce tonante urlò:

<Uomo nero fa male a ragazza. Hulk Rosso spacca uomo nero!>

Sì, l’Hulk Rosso era finalmente tornato e si precipitò su Pratt costringendolo a lasciare la presa su Tracy.

Pratt fu sbattuto contro una parete sfondandola ma si rialzò apparentemente senza danni.

<Non te lo ricordavi, idiota rosso?> disse in tono di scherno <Sono superumano anch’io e non sono affatto facile da uccidere.>

Lo caricò come un toro infuriato e la forza dell’impatto li spedi entrambi contro la porta d’ingresso. Pochi attimi dopo erano all’aperto.

 

 

Nei cieli sopra Century City.

 

Sole Ardente aveva deciso di farsi un voletto per schiarirsi le idee. L’incontro con l’incantevole Saeko Nakamura gli aveva fatto riconsiderare la sua decisione di lasciare i Vendicatori e tornare in Giappone. Era davvero così sensibile ad un bel faccino?

Improvvisamente la sua attenzione fu attratta da qualcosa che stava accadendo sotto di lui: grida, gente che scappava e due mezzi giganti che se le stavano dando di santa ragione.

Riconobbe l’Hulk Rosso di cui aveva letto in vari rapporti e fraintese la situazione.

<Fermati bruto!> urlò e contemporaneamente lanciò sul Gigante di Rubino una scarica di plasma.

Hulk Rosso assorbì la scarica poi, con un urlo che poco aveva di umano, lasciò perdere Pratt e balzò addosso a Shiro.

 

 

Quartier Generale del Pantheon, Nevada.

 

Su uno schermo scorrevano le immagini dello scontro. Ad osservarle c’era uno spettatore insolito.

Leonard “Doc” Samson, lo psichiatra dai poteri gamma, non poteva continuare a starsene seduto ad osservare senza fare nulla.

Si rivolse ad uno dei membri del Pantheon e disse:

<Ehi Prometeo...>

<Sì?>

<Dovresti prestarmi la tua auto.> disse, senza distogliere lo sguardo dal monitor.

 

 

Penisola di Palos Verdes, Contea di Los Angeles.

 

Non ci volle molto affinché l’allarme raggiungesse la base dei Vendicatori Ovest.

<È di nuovo quell’Hulk Rosso!> osservò Hank Pym <I miei sospetti erano fondati: temevo che c’entrasse qualcosa con quell’anomalia energetica rilevata la scorsa notte.>

<Preparo il Quinjet.> disse la Visione, sparendo nel pavimento.

<Namorita, dà l’allarme agli altri con la communicard. Tu invece Nova anticipaci e vai a dare una mano a Sole Ardente. Fate attenzione ragazzi, in particolare tu ‘Nita: oltre ad essere forte come l’altro Hulk, questo tipo riesce a sprigionare del calore, quando s’arrabbia.>

<Questo vuol dire che Sole Ardente è veramente nei guai.> fece notare la cugina di Namor.

<Non perdo altro tempo: vado!> Nova spiccò il volo e scomparve rapidamente oltre la finestra.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

            Si conclude così quella che è probabilmente la più lunga introduzione della nostra storia che il nostro sagace e sferzante supervisore ribattezzerà probabilmente: Jim Wilson #46. -_^

            Vi promettiamo molta più azione nel prossimo episodio, ma ora passiamo alle note:

1)     Il titolo è ovviamente un omaggio ad un noto videogioco ma non dovremmo nemmeno dirlo. -_^

2)     Jim Wilson arriva direttamente dalla conclusione di Hulk MIT #50.

3)     Tracy Warner è stata creata da Jack Kirby su Machine Man Vol. 1° #5 datato agosto 1978.

4)     Il Matto è stato creato da Peter David & Jeff Purves su Incredible Hulk Vol. 1° #362 datato novembre 1989.

5)     La cittadina di Claremont esiste veramente nella Contea di Los Angeles e non abbiamo resistito alla tentazione di ambientarci parte della nostra storia come omaggio ad uno dei più significativi sceneggiatori della vecchia Marvel.

6)     Gayle Rogers è stata creata da Tom De Falco & Mark Bright su Solo Avengers #9 datato agosto 1988.

7)     Paul Burton è stato creato da Louise Simonson & Terry Shoemaker su X-Factor #59 datato ’ottobre 1990.

8)     Sandra Verdugo è stata creata da Bruce Jones & John Romita Jr su Incredible Hulk Vol. 2° #36 datato marzo 2002.

9)     L’Agente Pratt è stato creato da ruce Jones & Lee Weeks su Incredible Hulk Vol. 2° #40 datato luglio 2002.

10)  Per entrambi la prima apparizione MIT è Hulk #33.

11)  Tina De Mara è una creazione originale di Carmelo Mobilia.

Nel prossimo episodio: Hulk Rosso contro tutti: i Vendicatori vogliono fermarlo, la Squadra Gamma del F.B.S.A. vuole neutralizzarlo, Doc Samson vuole aiutarlo, il Matto vuole vivisezionarlo e lui… lui vuole solo spaccare. Come finirà?

Seguiteci e lo scoprirete.

 

 

Carlo & Carmelo



[1] Se questa scena vi sembra familiare, allora avete letto Hulk #50. -_^

[2] Ai tempi della sua serie su Solo Avengers/Avengers Spotlight,

[3] Come svelato negli episodi #26 e 27 di questa serie.

[4] Come descritto su Hulk MIT #46

[5] tradotto dal giapponese.

[6] Sì, avete letto bene: Kabuto come Koji Kabuto, il pilota di Mazinga.

[7] Riassunto sintetico di eventi descritti in Hulk #43/50

[8] Negli ultimi due episodi

[9] Su Incredible Hulk Vol. 1° #236/237 (Prima edizione italiana Settimanale dell’Uomo Ragno, Corno, #6/7)

[10] Huk MIT #41.